di: Gino Mazzanobile & Silvio Colombo
Era il giugno del 2005, quando al termine di un’affascinante esperienza costruttiva nella realizzazione di una “folding” - interamente in legno - nel formato 5x7”, ci siamo congedati dai lettori della rivista “IL FOTOGRAFO”, che ringraziamo ancora una volta per l’amichevole ospitalità sul noto mensile.
Da allora non ci siamo mai fermati, in quanto è nel nostro dna continuare a costruire apparecchi fotografici non più attualmente in uso.
Infatti, in questi anni, abbiamo fabbricato, collezionato e presentato anche per gli amanti del fai da te, diverse macchine fotografiche di un certo tipo: stenopeiche nei formati 24X36, Variformat, Panoramiche 6x18 cm, 4x5” con varianti al sistema Polaroid e fino al formato 8x10”, a dimostrazione che, il loro uso oggi, velato ahimé dal digitale, continua ancora ad affascinare una grande schiera di appassionati e, per forza di cosa, non potevamo fermarci senza la realizzazione della “prima antenata delle fotocamere”.
Non poche, infatti, sono state le difficoltà nella realizzazione dell’ultima nata, così come considerevoli sono state le verifiche ai bozzetti e ai disegni, così come numerose sono state le modifiche tecniche e i procedimenti apportati in fase di realizzazione e assemblaggio del modello.
Difatti, la nostra caparbietà è stata ben premiata, riuscendo così ad ottenere una macchina comparabile per manifattura ed uso, a macchine professionali grande formato italiane, realizzate solo da nomi celebri del settore, che operarono a livello artigianale a Milano e a Roma e detengono di fatto tale particolarità.
Sperimentando e lavorando abbiamo eseguito un balzo all’indietro, alla scoperta di un’altra affascinante avventura, riconducibile come spazio-tempo, ai nostri ricordi di fanciullezza, ai vecchi film in bianconero, che tanto lustro portarono ai numerosi precursori della fotografia.
Avendo già a disposizione degli chassis 4x5” e 8x10”, usati anche per le riprese stenopeiche, io e il buon Silvio Colombo, ci siamo rimessi nuovamente all’opera, pensando questa volta di costruire attorno agli stessi, quello che ora ribattezziamo “BA.N.CO”. Ovverosia, l’antenato delle fotocamere moderne: un vero banco ottico in puro rovere che oggi profuma di antico.
Può sembrare una stravaganza andare così in controtendenza, dove tutti vogliono tutto subito, dove tutti lottano tutti i giorni con il tempo, dove tutti vogliono vedere subito dopo lo scatto la foto, magari solo per scaricarla sul pc e lasciarla lì, o addirittura, cancellarla per sempre.
Certo, oggi il tempo è un “bene prezioso” e tutti cercano la velocità, la qualità unita alla semplicità e pochi, come noi, sono alla ricerca delle cose più difficili, dove occorre più tempo, ma il gusto di realizzare un qualcosa che non c’è più, credeteci, ripaga di tutti gli sforzi, le difficoltà e il tempo impiegato per la realizzazione.
Inizia così il nostro viaggio di ritorno al passato, tanto da permetterci di far ricorso ai “grandi formati”.
Per far nascere una foto come allora, ci vuole tecnica e tempo e per questo, come detto prima, a noi il tempo non manca, con la differenza che lo impieghiamo, utilizzandolo a parer nostro, differentemente.
Certo, non abbiamo la pretesa di realizzare stampe destinate a riproduzioni editoriali di pregio, oppure, di foto architettoniche o pubblicitarie, dove è d’uopo usare tecniche come “correzione prospettica”, “estensione della nitidezza” e dove necessariamente occorre la tecnologia, che oggi fortunatamente in tal senso ci supporta.
Con questo, vogliamo solo dimostrare che oggi come allora, anche le macchine a soffietto a struttura snodata come la nostra, ancora oggi confermano di riuscire a far foto che nulla tolgono alle tecniche riproduttive di oggi.
REALIZZAZIONE BANCO.
Il nostro “BA.N.CO”, a differenza degli apparecchi folding più semplici e facili da usare, risulta più difficile, ma più versatile riguardo la possibilità di raccordo dei vari elementi che lo compongono.
Solo per gli amanti del fai da te, è bene precisare, che tutti gli incastri della fotocamera sono stati realizzati a “coda di rondine”.
Ricordiamo anche che il banco ottico, deve essere sempre usato su un robusto cavalletto, non tanto per l’ingombro e il peso di tutta la struttura, quanto per riuscire ad avere la giusta precisione nella realizzazione delle immagini.
La costruzione è realizzata principalmente da due grandi corpi mobili: il porta obiettivo ed i dorsi porta pellicola, detti anche “standarde”. Mediante snodi, agevolmente si spostano parallelamente a sé stesse, inclinandosi addirittura di qualche grado, al fine di alterare la perpendicolarità tra asse ottico e piano pellicola.
Scorrono, infatti, su una generosa e robusta rotaia di banco, anch’essa in legno di rovere e sono collegate a un grande soffietto tronco-piramidale realizzato in similpelle, il quale, per la messa a fuoco, per lo spostamento del corpo anteriore e per quello dorsale della macchina, garantisce fluidità nei movimenti, con possibilità anche di modifica da un formato all’altro in poco tempo, con la sola sostituzione della standarda posteriore.
Allentando all'inverso le manopoline di alluminio filettate, si consente inoltre al piano di visione, di indietreggiare in modo graduale, permettendo d’ inserire al suo posto lo chassis porta pellicola.
Questo al fine di lasciare il vetro smerigliato utilizzato per la messa a fuoco del soggetto, nella sua posizione originale.
E’ fondamentale avere anche collocato due livelle a bolla sulle standarde, al fine di avere sempre il corretto assetto della fotocamera sia per le riprese in verticale che per quelle in orizzontale.
BASCULARE E DECENTRARE: terminologie.
Basculare: è il movimento di inclinazione del piano della piastra su cui è fissato l'obbiettivo,così come le rotazioni di questo su un asse verticale od orizzontale, sono stati concepiti principalmente per il controllo della prospettiva, e in via secondaria, per il controllo della messa a fuoco per tutti i soggetti che si estendono in profondità.
Per ottenere tali movimenti, sono state eseguite delle fresature alla base e lungo i binari verticali delle standarde, inoltre, al loro interno, alloggiano perni filettati e guidati.
Una volta posizionata la macchina per l’inquadratura, le standarde vengono serrate con manopole di controllo, perfezionate alla base con rondelle di “teflon” da noi realizzate, idonee anche a non rovinare con l’uso il robusto legno di rovere e ottenere quindi il migliore mutuo adattamento.
Anche per la sostituzione delle ottiche adoperate: Voigtlander Braunschweig 1:4.5/18 cm su otturatore Compur e Schneider, 300/5.6 Symmar su otturatore Compound , abbiamo adottato un sistema semplice e veloce di sgancio della piastra porta ottica, che rimane assicurata alla struttura da due graffette mobili, anch’esse in legno.
I decentramenti, cioè i movimenti laterali ed in altezza della piastra porta ottica e del piano pellicola, servono sia per centrare il soggetto da riprendere, sia per la messa a fuoco, senza dover necessariamente spostare la macchina fotografica.
Con lievi movimenti, anche di pochi gradi, è possibile inoltre correggere le linee cadenti che si formano quando si riprende dal basso, o ancora, quando si riprende un soggetto riflesso in uno specchio, senza che in esso appaia la fotocamera.
Materiale occorrente per costruire “BA.N.CO” :
- 6 metri di legno a listello di rovere rettificato misura 2,5x5cm.
- Trave rettificata di rovere da 70x7x3,5 cm. per lo scorrimento delle standarde.
- Colla vinilica in barattolo.
- Guarnizioni in gomma nera sottile per le battute.
- Chiodi, viti e rivetti.
- 8 manopole autoserranti con relative rondelle.
- Carrelli a rulli con viti autoserranti.
- Tessuto di vellutino nero a costine fini.
- Due metri quadri di similpelle nera per il soffietto.
- Venti metri di listelli di compensato di betulla da 20mm.x2mm.
- Un foglio di carta da disegno nera Fabriano 50x70cm.
- Un vetro smerigliato 10x12 cm.per il formato 4x5”.
- Un vetro smerigliato 20x25 cm.per il formato 8x10”.
- Vernice colore mogano scuro.
- Cera fine d’api per la finitura.
Per i collezionisti di prezzi, il totale del materiale si aggira attorno a €850,00.
Le ore di lavoro occorrenti per progettazione, assemblaggio e costruzioni varie sono oltre 300.
“S C H E D A T E C N I C A”
· Trave di scorrimento standarde: 75x7x8,5cm.
· Standarda anteriore: 26x30, fresatura da 15 cm lati verticali e piano orizzontale.
· Standarda posteriore: 40x34, fresatura di 25 cm. sui lati verticali e 17 cm sul piano orizzontale.
· Porta chassis per i formati 4x5” e 8x10”: 29x36 cm.
· Soffietto: tronco piramidale a 25 pieghe, misura anteriore 24x19, posteriore 24x30.
· Apertura massima 60cm, apertura minima 15 cm.
· Guide di scorrimento standarde: 9x13 con carrello e rulli a vite per serraggio.
· Cornici porta ottiche in alluminio : 20,25x26 cm.
· Peso in opera : 9 kg.
Prova sul campo.
Anche se pesante ed ingombrante, il nostro banco ottico si trasporta facilmente, grazie anche alla creazione ad hoc di un contenitore munito di ruote e che ne agevola gli spostamenti.
In esso, sono anche presenti alloggiamenti per i vari componenti utili alle riprese, e precisamente:
la fotocamera, gli chassis, le pellicole, l’esposimetro, i filtri, le ottiche e il cavalletto, dotato anche di uno speciale snodo telescopico e costruito in alluminio, che assicura alla fotocamera stabilità una volta assemblata e in opera.
Il controllo della prospettiva, si realizza tenendo il vetro smerigliato della macchina perfettamente parallelo al piano principale del soggetto. Si provvede quindi ad agire sui diaframmi dell’obiettivo al fine di compensare la voluta variazione di allungamento del soffietto, resa possibile grazie ai movimenti avanti-indietro delle standarde, sulla base del binario di scorrimento.
In pratica, ci siamo accorti che spesso si lavora in modo approssimato, valutando solo la correzione del fuoco già sul vetro smerigliato, tralasciando si fa per dire, quindi le regole geometriche molto precise scoperte da “Scheimpflug” più di un secolo fa.
Egli, infatti, ha dimostrato che: “la condizione necessaria perché il piano di un soggetto appaia perfettamente a fuoco è che esso si congiunga con i piani della pellicola e dell’obiettivo”.
Calcolo del fattore di posa.
E’ noto che: “la quantità di luce che giunge alla pellicola decresce proporzionalmente al crescere dell’ingrandimento, (ottica geometrica)”.
Semplificando, man mano si allontana l’obiettivo dal piano focale per riprendere soggetti vicini, la quantità di luce per unità di superficie diminuisce e i valori rilevati con l’esposimetro esterno non sono più validi.
Abbiamo così sperimentato un sistema empirico per determinare fedelmente il fattore di posa con la seguente procedura:
· Si mette a fuoco il soggetto;
· Con un righello si misura l’allungamento del soffietto, considerandolo come valore di diaframma;
· Si considera la lunghezza focale dell’obiettivo in centimetri;
· Si calcola quanti sono i diaframmi di differenza rilevati;
Esempio: dopo aver messo a fuoco un soggetto, notiamo che il tiraggio del soffietto è pari a 40 cm. Consideriamo questo valore come f/45.
La nostra ottica ha una focale di 300 mm. (30 cm), paragonabile a f/32.
Il diaframma che separa f/32 da f/45 è uno.
Incrementeremo l’esposizione di un diaframma o raddoppieremo il tempo di otturazione, aumentandolo di un valore e compensando così la caduta di luce dovuta al tiraggio del soffietto. Semplice, no?
Alla luce di esperienze fatte sul campo, annotiamo brevemente la sequenza delle operazioni per una corretta esposizione di una pellicola piana con il nostro banco ottico:
- Montare il banco ottico su un solido treppiede.
- Aprire l’obiettivo in posizione T .
- Porsi sotto un telo nero.
- Inquadrare il soggetto dal punto di vista voluto.
- Eseguire una messa a fuoco di massima.
- Collocare il dorso porta pellicola secondo l’inclinazione necessaria per una resa prospettica più corretta possibile.
- Procedere per gradi ai vari movimenti di inclinazione del piano della piastra su cui è fissato l'obiettivo, per la messa a fuoco generale.
- Osservare l’immagine finale sul vetro smerigliato chiudendo il diaframma allo stop considerato.
- Arretrare il vetro smerigliato.
- Inserire al suo posto lo chassis caricato precedentemente in camera oscura.
- Impostare il tempo di posa e il conseguente diaframma di lavoro: calcolo del fattore di posa.
- Alzare o meglio togliere il volet lungo la sua verticale.
- Scattare la foto e reinserire il volet.
- Poi in camera oscura sviluppo pellicola e relativa stampa.
COSTRUZIONE DEL SOFFIETTO.
Non poche difficoltà abbiamo incontrato per la realizzazione del soffietto, dove per procedere, sono state determinanti calma e ostinazione. Una costruzione quadrata sarebbe, infatti, stata più semplice.
Noi, abbiamo invece optato per una soluzione tronco-piramidale, a nostro giudizio più confacente al banco ottico, oltre che esteticamente più bella.
Su un cartoncino nero 50x70, abbiamo realizzato quattro sezioni tronco- piramidali di misura uguale alle standarde porta ottica e porta pellicola.
All’interno di ciascun tronco, abbiamo segnato con una matita bianca a distanza di 1,5 cm, le une dalle altre, quaranta rette.
Su questi tratti, sono stati poi incollati con colla vinilica i listelli di betulla rastremati all’inizio e alla fine; tre millimetri sotto ogni listello e non per tutta la sua lunghezza, con un cutter abbiamo quindi inciso il cartoncino nero al fine di agevolare la piegatura successiva dello stesso.
Abbiamo poi posizionato ed incollato le quattro facciate tronco-piramidali sulla similpelle grossolanamente sagomata, lasciando il tutto sotto pressa per un giorno intero.
Infine, abbiamo chiuso la struttura lavorando con la colla vinilica i due lembi sciolti.
Rifilati gli eccessi e girando poco alla volta i quattro lati, abbiamo ridato a mano le giuste piegature interne ed esterne, modellando poco a poco, tutta la struttura.
Con cura, abbiamo inoltre fatto coincidere la giunzione nella parte inferiore e finalmente il sospirato soffietto di 60 cm. si è concretizzato ai nostri occhi.
Fotografare oggi con simili fotocamere, anche se emozionante e affascinante non è certo né pratico, né semplice, soprattutto per chi non è abituato a leggere la luce attraverso l’esposimetro esterno. Ma assicuriamo che, chinarsi sotto il famoso “panno nero” per osservare sul vetro smerigliato un mondo capovolto e dai lati invertiti, è a dir poco entusiasmante e magico.
Certo, ai giorni nostri l’unico inconveniente è il sentirsi osservati da chi non conosce o condivide la fotografia come noi la intendiamo. E siamo anche consci di suscitare ilarità in chi in quel momento ci circonda.
Ma per chi come noi, proseguisse a fotografare con simili attrezzature, mettendo da parte per un attimo tutti e tutto, consigliamo questo pensiero di Moon Valley:
“Quando faremo un oggetto perfetto non saremo più Artisti ma macchine, sarà così che le nostre idee create con le mani non avranno più valore”.
Pubblicato su: Il Fotografo mese Marzo 2007